Stabat Mater. Intervista a Marco Giannoni

di Livia D’Avenia

(2006)


Come e quando ha sentito l’esigenza di comporre uno Stabat Mater?

I primi appunti, i primi temi, risalgono all’inverno del 2003. Avevo lavorato ad alcune parti per qualche mese prima di riporre tutto in un cassetto e, praticamente, dimenticarmene. Lo scorso anno, in occasione di un lutto che mi ha profondamente colpito, ho sentito l’esigenza di recuperare ciò che avevo scritto e portarlo a compimento.

Quanto tempo le è servito per terminare la sua opera?

Visto che la maggior parte dei temi e l’Introitus erano già definiti, il resto del lavoro è stato piuttosto rapido, all’incirca 8 o 10 mesi di lavoro discontinuo, visto che nel frattempo avevo in cantiere altre composizioni.

Lei è un grande sperimentatore, crede che quest’opera sia in linea con le sue ricerche?

Lo Stabat Mater nasce da quella parte di me più legata alla tradizione e al senso della tonalità ed è per questo un lavoro abbastanza canonico, dove la melodia sovrasta ogni altro aspetto ed il coro svolge una funzione armonica di sostegno o risposta al canto. C’è poi un’altra parte della mia creatività più preoccupata di indagare il nuovo, di fare un passo avanti piuttosto che imbellettare i morti ma di questo, se vuole, parleremo un’altra volta.

Come mai ha scelto di comporre per soli, coro e organo?

Perché in questo momento storico non troppo felice per la cultura bisogna saper conciliare le esigenze espressive alla necessità di far eseguire la propria musica senza avere a disposizione grandi budget. La sostituzione di un ensemble strumentale con uno strumento a tastiera è da inquadrare in questa ottica.

È vero che la parte del soprano è stata pensata proprio per Liana Tossuto?

Direi di più: quando scrivevo la parte del soprano avevo in mente e nelle orecchie il timbro, lo stile, le nuances della voce di Liana Tossuto. Oltre a questo nel comporre ho tenuto conto della sua estensione e di altre sue caratteristiche. Non poteva che essere lei l’interprete del mio lavoro.

È rimasto soddisfatto dell’evento che è stato organizzato da Confabula?

Nessuno avrebbe potuto farlo in maniera migliore. È stato un vero piacere incontrare persone così preparate, capaci ed attente alle esigenze di ciascuno; Confabula ha senz’altro al proprio interno un importante patrimonio di professionalità. Mi lasci inoltre ringraziare personalmente la Confabula e Roberto Andreani anche per il video che ha voluto dedicare al mio Stabat Mater e che è stato proiettato in apertura della prima esecuzione assoluta.

Crede quindi che siano possibili per il futuro collaborazioni con ENEL e con Confabula?

Assolutamente sì, possibili ed auspicabili. L’ENEL – ed il Comune di Montalto di Castro – si è dimostrato sensibile ed aperto alla cultura e, soprattutto, al nuovo; è un bene che enti così importanti investano nei giovani e diano loro modo di crescere e farsi conoscere, ci sono sempre meno occasioni simili in Italia per i compositori sconosciuti. Inoltre la Centrale ENEL di Montalto di Castro è in grado di offrire alcuni ottimi spazi da destinare ad eventi culturali, come la sala che ha ospitato l’esecuzione dello Stabat Mater.

A proposito di questo: c’è chi ha ritenuto insolita una prima esecuzione di un brano sacro in un luogo pagano, cosa ne pensa?

Penso di essere stato frainteso, nonostante abbia spiegato più volte che il mio lavoro non va ascritto alla musica sacra. Il mio Stabat Mater prende le mosse dal dolore universale di una madre di fronte al figlio morente, tutto qua.

Il concerto è stato molto apprezzato dal pubblico e nonostante il tempo inclemente ha fatto il tutto esaurito, è riuscito anche a commuovere parte del pubblico, può ritenersi soddisfatto?

Certamente, è stato un successo inaspettato e la presenza così massiccia di un pubblico a tratti commosso – come lei ha ricordato – ha finito col commuovere me.

Qual è la particolarità del suo Stabat Mater? Provi a descrivere la sua opera con poche frasi.

Forse l’unico aspetto che vorrei ribadire ancora una volta è proprio quella sospensione della religiosità che nutre ogni pagina del mio lavoro, quella laicità del dolore a cui accennavo poco fa. Per il resto preferirei non scendere in dettagli tecnici circa la mia musica: credo che per i non addetti ai lavori non ci sia nulla da capire nella musica. Credo che lo stato più auspicabile sia la semplice fruizione musicale, senza la necessità di comprenderne gli aspetti formali; bisognerebbe lasciare che l’arte ci comprenda – in senso letterale – e non il contrario. Questa dilagante mania di capire ogni aspetto di ciò che ci circonda finisce costantemente con il precluderci la conoscenza profonda delle cose.

Considerato l’enorme successo riscontrato pensa ad una registrazione?

Sì, Sabino Mogavero ed io stiamo già valutando la possibilità di effettuare entro la fine dell’anno una registrazione dello Stabat Mater. 

Dunque tra quanto potremmo trovare il cd in vendita?

Non so dirlo con sicurezza ma certamente nel corso del prossimo anno. 

Se non sbaglio Sabino Mogavero è l’editore della Idyllium, l’etichetta milanese che in passato ha pubblicato alcuni dei suoi lavori legati alla cinematografia. Considera la composizione di colonne sonore un lavoro stimolante o lo ritiene soltanto redditizio?

La composizione di musica per immagini è un’attività senz’altro redditizia ma soprattutto interessante perché molto diversa dalla composizione libera. A volte avere dei paletti, delle regole rigide di durata, di organico strumentale oltre che delle preoccupazioni di carattere espressivo consente paradossalmente di scoprire spazi di libertà inaspettati. Scrivere musica per immagini è un ottimo esercizio di stile, induce ad esplorare aspetti della propria musica generalmente trascurati e consente di acquisire rigore.

A cosa sta lavorando ora?

Generalmente lavoro contemporaneamente su più composizioni, anche molto diverse tra loro. Ad esempio attualmente sto terminando dei brani per violoncello e pianoforte e dei lieder per due voci ed una piccola formazione strumentale, inoltre una recente commissione mi ha costretto a tornare alla scrittura per coro, a tale proposito mi permetta però di rimanere volutamente vago, se ne saprà di più a gennaio 2007.