titolo: Marco Giannoni - Opere
autore: Rossella Taliano Grasso
editore: ICARUS music lab
anno: 2009
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Introduzione
di Rossella Taliano Grasso
Fende i corpi, li attraversa e li apre, possiamo parlare di un suono che spazializza nel tempo e genera l’esistenza di un mondo sonoro di traiettorie ritmiche; e ancora, scortica i corpi, le materie, fino a giungere alla pepita d’oro che li rende unici fra gli altri. Un mondo sonoro di materie organiche e non.
Un carillon di immagini sonore che vive di umano, di meccanico, di elettronico, un dare voce alla materia inerte, provocare la materia viva.
È la melodia del tempo residuo delle traiettorie ritmiche generate dall’esistenza dei corpi nello spazio, dalle vibrazioni delle materie. Un cambio di stato, la materia si liquefa ed evapora il suono, spazializza; ecco che nasce l’ambiente sonoro che vive nel suo reiterarsi di densità differenti.
Bach è per Marco Giannoni l’apoteosi dell’universo sonoro, eppure, lui stesso afferma che nel comporre preferisce prendere le distanze dalla musica e dai musicisti. Ciò che gli serve per ispirarsi è contenuto nell’altro che il mondo e i corpi attraverso i suoi sensi possono offrirgli, comprese le altre arti.
Esaminando le numerose collaborazioni artistiche, nel cinema, arti plastiche, nella danza, nel teatro, si comprende il significato che ha per lui la musica, il suono vive autonomamente e genera ambiente sonoro, si amalgama, genera pur tenendo la propria individualità una volta isolato.
L’arte di Marco Giannoni è una tela che nel dipingersi occupa i suoi spazi bianchi di un’assenza che è presenza, di un silenzio che è suono e del suono che a volte può divenire silenzio, spazio bianco. È una musica di ritorno, che non si nutre solo di udito ma nel suo ritorno genera corpo sonoro da percepire attraverso la pelle. È un pensiero sonoro, una spirale di materia trasparente che muta la sua esistenza nel passaggio fra spazi concavi e convessi, accoglie e viene accolta, respinge e viene respinta. È un viaggio nel tempo e, nello stesso tempo, uno scacco a questo.
Marco Giannoni distilla l’emotività della materia, ne scortica la pelle per leggerne la carne, violentemente e con estremo amore, è un atto di scoperta e d’amore per le cose del mondo per ciò che le differenzia. Il ritmo è il battito del mondo, la melodia è il suo respiro. La musica di Marco Giannoni è un urlo dell’esistenza delle cose nel mondo e la scia della presenza dei corpi vivi nello spazio.
È un’opera che vive di contrasti, di sospensioni, di spazi fra, di viaggi e non di arrivi, è
un’opera del tempo che rincorre il tempo e gli sfugge, che vive nel prima, dopo, altro, altrove, è la vita nel punto di fuga del tempo che genera un attuale spazializzante, in formazione. Dalle stesse parole del musicista:
“bisognerebbe lasciare che l’arte ci comprenda – in senso letterale – e non il contrario. Questa dilagante mania di capire ogni aspetto di ciò che ci circonda finisce costantemente con il precluderci la conoscenza profonda delle cose”.
Non capire ma sentire, cibarsi, rielaborare il mondo attraverso il proprio corpo, attraverso i propri sensi.
Marco Giannoni utilizza una modalità di far vivere il suono umana, o meglio, carnale.
La sua ricerca parte dalla curiosità infinita, dall’amore nell’osservare e vivere le cose del mondo, la voglia della scoperta. È come Alice nel Paese delle Meraviglie che scava, svela e sonorizza immagini, idee, pensieri e desideri, si fa a misura delle cose per percepirle ed esternarle dal suo mondo generando un possibile, un virtuale in attualizzazione. Ciò che fa è sonorizzare il mondo desonorizzandolo dalle sue convenzioni. Marco Giannoni, nelle sue opere, cerca quel valore, quel significato che nei dialoghi hanno i silenzi. Perché come lui stesso afferma, non crede alla forza delle parole, in effetti, i silenzi, gli spazi vuoti sono quelli che portano realmente il significato puro delle cose, perché non sono filtrati, non decorati.
Gli artisti vivono ed espandono le loro creazioni negli spazi vuoti, nei territori liminali, nelle pause, nei silenzi, proprio dove la società non lo permette, perché claustrofobica, l’artista distilla l’anima dei suoi corpi e ne fa musica.
Il testo si apre con il mondo sonoro del musicista, con le sue creature raccontate, o meglio attraversate, dal pensiero di vari studiosi, sensibili alle sue opere, che le attraversano da varie prospettive, e dall’esternazione dell’autore stesso.
La seconda sezione è composta dalle Schede tecniche di presentazione delle opere, scavando arriviamo allo scheletro, per chiudere con la sezione Appendice dove si squarcia letteralmente il suo mondo oltre le sue opere; indagare il non detto, l’altra faccia; cioè le interviste all’autore, ognuna delle quali, ne svela un lato, per chiudere le sfaccettature del cristallo.
Tutto ciò per giungere ad una conoscenza? No niente affatto, contraddiremmo lo spirito del lavoro dell’autore e tutto ciò di cui abbiamo discorso fino a questo momento. Al contrario, per svegliare nuovi interrogativi, per muovere nuova curiosità che tiene viva la sensibilità, l’amore per le cose del mondo e quindi per l’arte e per chi, ha la necessità di coglierle e presentarcele secondo la propria istintività, il proprio vissuto, il proprio linguaggio.
Ciò che si possiede muore; ciò che abbiamo fatto è entrare in un attraversamento dei possibili, quello, per l’appunto di Marco Giannoni; per arrivare, così, a quell’ unità nel molteplice che la scelta dell’autore compie imprescindibilmente generando il suo mondo.