Titolo: "Il y a un Jardin, René, hors du monde..."
Organico: pianoforte
Anno: 2009
Editore: SIFARE edizioni musicali
Dedicatario: René Giannoni
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Marco Giannoni è un compositore senza padri, senza ascendenze, non eredita nulla dal passato e non se ne duole.
Scrive come se non nutrisse interesse per ciò che lo ha preceduto, non lo affliggono i dubbi delle generazioni passate: costruisce impunemente nel deserto e ci propone la sua idea di musica, la sua visione del suono.
Non allarga così i nostri orizzonti ma, più semplicemente, li sostituisce.
Se il tritono fosse ancora oggi come nell’antichità il diabolus in musica non esisterebbe musica più diabolica di quella di Giannoni, ricca com’è di quarte eccedenti e non. Eppure già dal primo ascolto le durezze del materiale sonoro soggiacciono alla poesia, alla liricità dei temi sempre accennati e mai cantati fino in fondo.
Il giardino rivelatoci da Marco Giannoni ci incanta per la vastità dell’invenzione, ci avvince con le sue innumerevoli prospettive ma soprattutto ci attira allo stesso tempo, e allo stesso modo, verso i suoi angoli bui tanto quanto incontro alle sue riverberazioni di luce fredda; è una musica essenziale, fatta di ideogrammi glaciali ed enigmatici, minima ma non minimallista, costellata di suoni duri, immersi in una quieta solitudine, poetici e presenti a se stessi e al mondo come rose del deserto.
Eppure non è una musica arida né scheletrica, semmai disossata poiché ciò che rimane all’ascolto somiglia più a dei lacerti di carne, ad organismi percorsi da una energia minima eppur vitale, in cui l’attività cellulare, neuronale, dei singoli suoni si manifesta come in continue permutazioni biologiche.
Marco Giannoni comincia a comporre il Jardin la notte successiva alla nascita del proprio figlio René, inizialmente prevedendo un organico formato da vari strumenti a fiato,percussioni, chitarra, mandolino e armonium.
Pēteris Öskarssohn